Venturina
Storia


Il paese di Venturina ha cominciato a formarsi nella prima metà del 1800, ma il suo nome, che indicava in origine una località di campagna, è più antico. Esso risale, infatti, ad un possidente terriero campigliese vissuto tra il XVI e XVII secolo, un certo Venturino di Bartolomeo, detto anche Venturino da Populonia per le sue origini. Questo signore, nell’anno 1600, donò all’Ospedale di Campiglia un terreno nella località detta allora Macchia Porcareccia, corrispondente alla zona ad ovest della vecchia via Emilia, compresa oggi tra il rione Tufaia (via della Pace) e via Cerrini. Della vecchia via Emilia, che correva circa 40 metri a monte dell’attuale via Indipendenza, è rimasto riconoscibile ormai solo il tratto corrispondente all’attuale via Marconi, dietro le omonime scuole. Negli anni successivi alla morte di Venturino da Populonia, quella parte di campagna prese il nome di “La Venturina” (cioè la terra che fu di Venturino) o anche “Campo alla Venturina”.
Per quasi tre secoli i terreni furono gestiti dal Comune che, mediante asta pubblica, li dava in affitto al miglior offerente che, in cambio, era tenuto a consegnare all’opera di S. Lorenzo una parte del raccolto. Il 6 dicembre 1779, il comune vendette i terreni della Venturina al campigliese Giovanni Battista Dini. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1796, la proprietà passò nelle mani dei nipoti, Sebastiano e Pietro, figli del fratello Francesco Maria. Furono probabilmente loro a far costruire la casetta sul Campo alla Venturina. Il catasto della Comunità di Campiglia, realizzato durante il periodo napoleonico, nel 1807, ci descrive la loro proprietà come “terra lavorativa, prativa e macchiosa, con casa di stanze due”. Nel catasto toscano del 1821 l’edificio è registrato come “capanna” con superficie di 264 braccia quadre, pari a 90 mq. La mappa particellare del Catasto del 1821 ci permette di identificare con certezza la “casetta della Venturina” con l’edificio conosciuto dai venturinesi col nome di “casa dell’Acquafresca” (dal cognome di uno dei proprietari del secolo scorso), che si trova lungo la via Dante Alighieri, al n. 24. La casa, dal 1821, ha subito numerose modifiche e rifacimenti. La porzione originale dell’edificio è molto probabilmente quella posta a piano terreno, che oggi ospita dei fondi commerciali, occupati da un forno.
Quando fu costruita la “casetta della Venturina” si trovava sul lato sinistro della via Emilia (procedendo verso nord), in prossimità del bivio con la strada che va a Campiglia (oggi via Dante Alighieri). L’Emilia seguiva ancora in gran parte il tracciato dell’antichissima via consolare Aurelia, che in epoca romana partiva da Roma e arrivava a Pisa. Con la costruzione della nuova via Emilia (in paese l’attuale via Indipendenza), avvenuta all’inizio degli anni ’30 dell’Ottocento, il vecchio tracciato divenne una via non più necessaria. Col tempo, sulla strada, ormai smembrata e annessa alle proprietà limitrofe, furono costruite nuove case che la cancellarono per sempre.
Una svolta importante per la storia del nostro paese si ha nel 1837, quando il campigliese (di origini garfagnine) Antonio Giovannetti acquista un terreno dove oggi sorge il ristorante “Elena” e vi costruisce due edifici, uno destinato a locanda ed uno ad uso di stalla per i cavalli. Il Giovannetti aveva capito l’importanza del nuovo tracciato della via Emilia (o Aurelia) e la prospettiva di sviluppo che esso portava, cosicché si può considerare il vero artefice della nascita del centro abitato. Venturina, quindi, alla metà del 1800 era composta da quattro edifici: la vecchia casetta, di cui si è detto sopra, la locanda e la stalla del Giovannetti e una casa colonica oggi non più esistente, di proprietà della famiglia Dini (poi conosciuta come “casa Mari”), costruita nel 1833 all’attuale incrocio tra via dell’Unità e via Indipendenza.
Tra la fine dell’800 e i primi decenni del 1900 si ha un vero boom nell’espansione del paese, nel tratto della via Emilia - Aurelia compresa tra i due incroci per Piombino e per Campiglia, con edifici destinati all’abitazione ed alle attività artigianali e commerciali. Tra questi ricordiamo il palazzo Targetti, le case sull’incrocio per Piombino, il mercato coperto (dove ora sorge il Monte dei Paschi), la casa Vezzosi, l’immobile con la bottega della famiglia Bagni (che rilevò e ampliò la locanda del Giovannetti), la palazzina Camerini con l’officina meccanica e l’albergo Rossi, all’incrocio con Campiglia.
Venturina, nei decenni successivi, fino alla seconda guerra mondiale, ha continuato a crescere, ma è soprattutto a partire dagli anni ’50 del Novecento che lo sviluppo del paese è divenuto ampio ed importante, con l’espansione verso le zone di Tufaia, di Vigna Falchi (detta oggi “i Blocchi”), delle Quattro strade, delle Coltie, dell’ex Campo d’Aviazione, di Pantalla e della Monaca. Venturina, nella sua crescita, si è anche ricongiunta con il centro abitato più antico della zona, e cioè Caldana, dal quale ha ereditato la vocazione per le attività termali, divenendo ufficialmente nel 2014 “Venturina Terme”.
(di Piero Cavicchi)
Foto
1 Venturina alla fine del 1800. Incrocio tra le attuali via Indipendenza e via Cerrini
2 Venturina intorno al 1910 (attuale via Dante Alighieri)